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  • L’Italia della Cybersecurity si presenta a Washington

    Promuovere il Sistema-Paese, le sue eccellenze consolidate e quelle in crescita - come le start-up, alle quali è dedicato il nuovo fondo di 1 miliardo di euro targato Cdp - e attivare nuove collaborazioni di natura scientifico-tecnologica con la controparte statunitense. Questi gli obiettivi di un workshop sulla Cybersecurity che il ministero degli Affari esteri attraverso l'Ambasciata d'Italia a Washington promuove domani nella sua sede diplomatica.

    di Michele Pierri / Formiche

    Promuovere il Sistema-Paese, le sue eccellenze consolidate e quelle in crescita – come le start-up, alle quali è dedicato il nuovo fondo di 1 miliardo di euro targato Cdp – e attivare nuove collaborazioni di natura scientifico-tecnologica con la controparte statunitense.

    L’EVENTO A WASHINGTON

    Sono questi gli obiettivi di un workshop sulla Cybersecurity che il ministero degli Affari esteri attraverso l’Ambasciata d’Italia a Washington promuove domani nella sua sede diplomatica. L’appuntamento, pensato nell’ottica di una partnership sempre più stretta tra le due sponde dell’Atlantico (nel frattempo, ha raccontato Formiche.net, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti, è rientrato dagli States dove ha partecipato negli ultimi giorni ad incontri bilaterali di alto livello, ma entro la fine del mese potrebbe essere lo stesso vicepremier M5s, Luigi Di Maio, a recarsi in visita nella capitale statunitense), sarà partecipato da esponenti di governo, aziende e accademia di entrambe le nazioni.

    IL COMMENTO DI TOFALO

    “Il tema della sicurezza cibernetica è di interesse nazionale. Non ci sono Paesi che possono sentirsi al sicuro dagli attacchi cyber”, spiega il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, che interverrà in apertura del convegno assieme al responsabile del Pentagono per la cyber defense, il generale Edwin Wilson, e all’ambasciatore italiano negli Usa, Armando Varricchio.
    L’evento, aggiunge Tofalo, rappresenta “un altro importante momento di dialogo con i nostri alleati” e giunge dopo una serie di incontri – uno dei quali tenuto a gennaio scorso con la sua omologa statunitense Ellen Lord – per discutere tematiche di natura industriale e di cooperazione nel settore.

    IL WORKSHOP

    Quattro i panel della conferenza, dedicati al ruolo delle istituzioni e allo sviluppo di policy, al settore della difesa, al rapporto tra ricerca e industria e, infine, al crescente legame tra sicurezza e competitività per le imprese. Molti e dal percorso differente gli speaker. Tra questi figurano Roberto Baldoni (vice direttore del Dis con delega alla Cybersecurity – nella foto), Thomas McDermott (Homeland Security), Robert Strayer (Dipartimento di Stato), Francesco Talò (coordinatore per la sicurezza informatica alla Farnesina), il generale Francesco Vestito (comandante del Comando Interforze per le Operazioni Cibernetiche, il Cioc), Carmine America (consigliere del vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio), Andrea Mazzella (a capo dell’ufficio di promozione internazionale dell’aerospazio e dell’industria della difesa del Maeci) e Paolo Prinetto (presidente del Comitato Nazionale per la ricerca in Cybersecurity che raggruppa Cini, Cnr e Cnit). Folta anche la rappresentanza di aziende, a partire da associazioni di categoria come Confindustria e Camera di Commercio Usa, passando per player come Leonardo, Northrop Grumman, Engineering Ingegneria Informatica e Telsy, per terminare a realtà come Enel, Intesa Sanpaolo e Almaviva.

    GLI AUSPICI DI PRINETTO

    “Si tratta”, evidenzia il professor Paolo Prinetto, “di una occasione per rinsaldare legami già esistenti, ma anche per proporre il meglio che il nostro ecosistema cyber ha da offrire, come già fatto a Londra. L’Italia è un Paese che non solo può comprare tecnologia, ma la può esportare in diversi ambiti in cui siamo all’avanguardia e continuiamo a crescere”.
    L’Ict italiano, dicono alcune stime, è composto oggi da più di 102mila imprese e più di 560mila dipendenti, con un incremento percentuale a due cifre negli ultimi anni.

  • Roma chiede chiarimenti a Washington: spieghi i rischi di acquistare il 5G cinese

    Incontro all’ambasciata italiana sulla cybersicurezza. Il generale Vestito: siamo all’alba di una nuova era di guerriglia.

    di Paolo Mastrolilli / La Stampa

    Se gli Stati Uniti vogliono che l’Italia non affidi la costruzione della nuova rete per le comunicazioni 5G ai cinesi di Huawei, dovrebbero fare due cose: primo, chiarire nel dettaglio quali sono i rischi che questa scelta creerebbe dal punto divista della sicurezza nazionale e internazionale; secondo, suggerire un’alternativa sostenibile dal punto di vista delle leggi del mercato. Senza un chiarimento approfondito sul primo punto, infatti, il secondo diventa indifendibile, in quanto sarebbe difficile spiegare perché il nostro Paese dovrebbe rinunciare alla soluzione più economica, e forse anche tecnologicamente più avanzata.

    Sono ragionamenti avvenuti a margine del convegno «Cybersecurity, challenges and opportunities for Italy and the U.S.», organizzato ieri dall’ambasciata italiana a Washington.

    Il forum, già avvenuto in una forma simile a Londra, aveva lo scopo di presentare il nostro sistema Paese nel settore della sicurezza cibernetica, rafforzando dialogo e collaborazione con gli americani.

    Il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, il vice direttore del Dis Roberto Baldoni, il consigliere per la sicurezza e la politica estera del ministro Di Maio Carmine America, il comandante del Joint Command for Cyber Operations Francesco Vestito, il coordinatore della cybersecurity al ministero degli Esteri Fracesco Talò, e vari rappresentanti del mondo imprenditoriale e accademico, hanno spiegato le riforme avviate in Italia, a partire dall’adozione del National Cybersecurity Strategie Framerwork and Action Plan.

    Con loro si sono confrontati rappresentanti dell’amministrazione Trump, come il vice assistente segretario per la Cyber Policy al dipartimento della Homeland Security, Thomas McDer- mott, e il collega del dipartimento di Stato Robert Strayer.

    L’ambasciatore Armando Varricchio ha introdotto i lavori, sottolineando quanto sia indispensabile «esplorare nuove strade di cooperazione tra Italia e Usa». Carmine America ha aggiunto che l’obiettivo del governo è «rafforzare la collaborazione istituzionale» tra i due Paesi su questo terreno. Tofalo ha ricordato gli incontri avuti già a gennaio con la sottosegretaria alla Difesa Lord e il generale Wilson, chiarendo che «non possiamo permetterci il lusso di restare indietro», e all’azione di protezione dei governi va aggiunta quella delle imprese e dei cittadini.

    Il quadro più impressionante lo ha presentato il generale Vestito, quando ha detto che «siamo all’alba di una nuova era di guerriglia», come quella lanciata dagli avversari dell’Occidente durante la Guerra Fredda, ma condotta con i nuovi mezzi della tecnologia. Uno scontro «asimmetrico nell’asimmetria», dove gli avversari che possono essere attori statali, ma anche strutture parallele o semplici hacker, mettono in pratica la dottrina dello stratega cinese Sun Tzu, attaccando «i nostri centri di gravità per vincere la guerra senza combatterla».

    A questo scopo è necessario diventare molto più rapidi nelle difese, ad esempio aggiornando ogni tre anni i sistemi a disposizione e le persone che li operano. Questo per proteggere tanto lo Stato, da atti di spionaggio o di guerra, quanto le compagnie private, che sono vittime di circa due terzi degli attacchi a scopo criminale e di ricatto.

    Baldoni ha toccato anche il punto dell’uso della tecnologia per interferire nei processi democratici, a partire dall’allarme lanciato proprio dai servizi americani in vista delle elezioni europee di maggio.

    Tofalo ha sviluppato i temi del convegno incontrando le controparti come McDermott e Strayer, per rafforzare lo scambio di informazioni e tecnologia, e ora proseguirà la missione nella Silicon Valley. La questione però ha un impatto immediato, dopo che il segretario di Stato Pompeo ha avvertito che gli Usa limiteranno le comunicazioni con gli alleati che sceglieranno Huawei. La risposta italiana è che Washington deve andare oltre gli avvisi, spiegando nel dettaglio quali sono i pericoli e quali le alternative. Altrimenti le legge del mercato imporrebbe di scegliere il sistema 5G più avanzato e meno costoso.

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