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  • Roma chiede chiarimenti a Washington: spieghi i rischi di acquistare il 5G cinese

    Incontro all’ambasciata italiana sulla cybersicurezza. Il generale Vestito: siamo all’alba di una nuova era di guerriglia.

    di Paolo Mastrolilli / La Stampa

    Se gli Stati Uniti vogliono che l’Italia non affidi la costruzione della nuova rete per le comunicazioni 5G ai cinesi di Huawei, dovrebbero fare due cose: primo, chiarire nel dettaglio quali sono i rischi che questa scelta creerebbe dal punto divista della sicurezza nazionale e internazionale; secondo, suggerire un’alternativa sostenibile dal punto di vista delle leggi del mercato. Senza un chiarimento approfondito sul primo punto, infatti, il secondo diventa indifendibile, in quanto sarebbe difficile spiegare perché il nostro Paese dovrebbe rinunciare alla soluzione più economica, e forse anche tecnologicamente più avanzata.

    Sono ragionamenti avvenuti a margine del convegno «Cybersecurity, challenges and opportunities for Italy and the U.S.», organizzato ieri dall’ambasciata italiana a Washington.

    Il forum, già avvenuto in una forma simile a Londra, aveva lo scopo di presentare il nostro sistema Paese nel settore della sicurezza cibernetica, rafforzando dialogo e collaborazione con gli americani.

    Il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, il vice direttore del Dis Roberto Baldoni, il consigliere per la sicurezza e la politica estera del ministro Di Maio Carmine America, il comandante del Joint Command for Cyber Operations Francesco Vestito, il coordinatore della cybersecurity al ministero degli Esteri Fracesco Talò, e vari rappresentanti del mondo imprenditoriale e accademico, hanno spiegato le riforme avviate in Italia, a partire dall’adozione del National Cybersecurity Strategie Framerwork and Action Plan.

    Con loro si sono confrontati rappresentanti dell’amministrazione Trump, come il vice assistente segretario per la Cyber Policy al dipartimento della Homeland Security, Thomas McDer- mott, e il collega del dipartimento di Stato Robert Strayer.

    L’ambasciatore Armando Varricchio ha introdotto i lavori, sottolineando quanto sia indispensabile «esplorare nuove strade di cooperazione tra Italia e Usa». Carmine America ha aggiunto che l’obiettivo del governo è «rafforzare la collaborazione istituzionale» tra i due Paesi su questo terreno. Tofalo ha ricordato gli incontri avuti già a gennaio con la sottosegretaria alla Difesa Lord e il generale Wilson, chiarendo che «non possiamo permetterci il lusso di restare indietro», e all’azione di protezione dei governi va aggiunta quella delle imprese e dei cittadini.

    Il quadro più impressionante lo ha presentato il generale Vestito, quando ha detto che «siamo all’alba di una nuova era di guerriglia», come quella lanciata dagli avversari dell’Occidente durante la Guerra Fredda, ma condotta con i nuovi mezzi della tecnologia. Uno scontro «asimmetrico nell’asimmetria», dove gli avversari che possono essere attori statali, ma anche strutture parallele o semplici hacker, mettono in pratica la dottrina dello stratega cinese Sun Tzu, attaccando «i nostri centri di gravità per vincere la guerra senza combatterla».

    A questo scopo è necessario diventare molto più rapidi nelle difese, ad esempio aggiornando ogni tre anni i sistemi a disposizione e le persone che li operano. Questo per proteggere tanto lo Stato, da atti di spionaggio o di guerra, quanto le compagnie private, che sono vittime di circa due terzi degli attacchi a scopo criminale e di ricatto.

    Baldoni ha toccato anche il punto dell’uso della tecnologia per interferire nei processi democratici, a partire dall’allarme lanciato proprio dai servizi americani in vista delle elezioni europee di maggio.

    Tofalo ha sviluppato i temi del convegno incontrando le controparti come McDermott e Strayer, per rafforzare lo scambio di informazioni e tecnologia, e ora proseguirà la missione nella Silicon Valley. La questione però ha un impatto immediato, dopo che il segretario di Stato Pompeo ha avvertito che gli Usa limiteranno le comunicazioni con gli alleati che sceglieranno Huawei. La risposta italiana è che Washington deve andare oltre gli avvisi, spiegando nel dettaglio quali sono i pericoli e quali le alternative. Altrimenti le legge del mercato imporrebbe di scegliere il sistema 5G più avanzato e meno costoso.

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